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Diritto del LavoroGoverno Draghi ed il blocco dei licenziamenti

19 Febbraio 2021

Cosa farà il nuovo governo a guida Draghi sul blocco dei licenziamenti in scadenza

 

Il neo ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ” ha detto che da subito istituisce un tavolo con il ministero del Lavoro per allungare il blocco dei licenziamenti, non  ha dato garanzie ma  ha detto che la volontà è quella di allungare il blocco”. Dopo l’incontro con il ministro in quota Lega sulla vertenza Whirlpool, le parole della segretaria nazionale della Fiom-Cgil, Barbara Tibaldi, fanno capire che per la prima volta l’esecutivo Draghi è uscito allo scoperto su una delle questioni più delicate e spinose da affrontare nei primi giorni di governo.

Il blocco dei licenziamenti in scadenza il 31 marzo e cosa farà il governo Draghi

Il blocco dei licenziamenti scade il prossimo 31 marzo e Giorgetti ha spiegato che la volontà del governo è quella di estenderlo a tutti e che nei prossimi giorni partirà un tavolo con il ministero del Lavoro. La notizia di una proroga era nell’aria, dopo l’incontro di lunedì tra il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il segretario della Lega, Matteo Salvini, e le “consultazioni” con le parti sociali avviate da Andrea Orlando, neo ministro del Lavoro e delle politiche sociali.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ieri ha lanciato un appello all’ex governatore della Bce: “Non vorremmo assistere a una nuova protrazione del blocco generale dei licenziamenti per prendere ancora tempo. Sarebbe l’invito alle imprese a rinviare ulteriormente riorganizzazioni, investimenti e assunzioni: un segnale decisamente sbagliato”. Ma le intenzioni del governo Draghi, come detto, sono altre.

Le ipotesi sul tavolo del governo sono diverse, riferisce l’agenzia Dire. C’è chi immagina una mini proroga per tutti di un mese (in attesa di conoscere il provvedimento che istituisca un nuovo sistema di ammortizzatori a cui sta lavorando Andrea Orlando) e chi auspica, come i sindacati, un allungamento dello stop fino a giugno, o settembre. Un breve differimento potrebbe invece essere propedeutico a un secondo step che dia il via ad una proroga selettiva del blocco.

Il divieto di licenziare, in un secondo tempo, resterebbe per le aziende rimaste chiuse per le limitazioni sanitarie o per quelle più colpite dalla crisi. Settori che dunque continuerebbero a usufruire della cassa integrazione covid gratuita sono la ristorazione, il commercio, gli spettacoli, lo sport, solo per citarne alcuni. Potrebbero invece cominciare a camminare sulle loro gambe comparti come la manifattura, il web, l’edilizia, l’agricoltura. Settori che, se necessario, possono sempre attivare la cassa integrazione ordinaria, finanziata con propri contributi.

Il problema delle risorse

E le risorse? Lo Stato ha già speso 30 miliardi in integrazioni salariali in un anno ed è chiaro che la cig gratis per tutti non potrà continuare ancora a lungo. Il banco di prova sarà il quinto decreto ristori, la prima manovra economica del governo Draghi. Sul piatto ci sono 32 miliardi e 10, secondo la bozza che aveva preparato l’ex titolare del Mef Roberto Gualtieri, erano stati riservati per altre 26 settimane di cig e bonus vari. L’Alleanza delle cooperative, incontrando Orlando due giorni fa, aveva proposto un allentamento graduale del blocco dei licenziamenti. Le coop avevano lanciato la possibilità di un regime differenziato: l’impossibilità di licenziare per le aziende che utilizzano i sussidi covid, l’opportunità di farlo per quelle che non li usano.

Nel dibattito sui licenziamenti è intervenuta anche l’ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo: “Avevo già predisposto le norme da inserire nel decreto ristori 5: ulteriori 8 settimane di cassa integrazione e 26 settimane di cassa integrazione in deroga e assegno ordinario, queste ultime da utilizzare entro il 31 dicembre 2021, con contestuale proroga del blocco per la durata dei trattamenti di integrazione salariale. Si parta da qui, aprendo un confronto che coinvolga tutta la maggioranza. Indicare una data fissa per la fine del blocco dei licenziamenti è un’idea sbagliata. A mio avviso, vanno individuati periodi differenti sulla base di analisi puntuali delle diverse situazioni”.

Le ore di cassa integrazione per l’emergenza sanitaria

Oggi l’Inps ha reso noto che il numero totale di ore di cassa integrazione guadagni autorizzate dal 1° aprile 2020 al 31 gennaio 2021, per emergenza sanitaria, è stato pari a 4.238,4 milioni. Un numero impressionante. I dati dell’Inps indicano che “bisogna dare continuità alle misure di protezione del lavoro. Senza la cassa covid e il blocco dei licenziamenti, che ci consentono di leggere l’unico dato positivo, ossia il calo delle cessazioni dei rapporti di lavoro, avremmo dati ancora più drammatici”. Così la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti commenta in una nota le rilevazioni dell’Istituto di previdenza.

“I dati diffusi oggi dall’Inps confermano una situazione drammatica sul lavoro e mettono in evidenza l’urgente bisogno di prorogare il blocco dei licenziamenti ed estendere casse e indennità Covid”. Lo afferma il segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra, in una nota. “Da inizio pandemia – ricorda il sindacalista – sono state autorizzate 4,2 miliardi di ore di cassa integrazione, oltre 4 volte il dato relativo agli anni peggiori (2010-2014) della crisi precedente. Inoltre è di dimensioni impressionanti, nei primi 11 mesi del 2020, il saldo tra assunzioni e cessazioni, nonostante queste ultime siano calate in maniera significativa grazie al blocco dei licenziamenti”.

Dall’Inps, sottolinea Sbarra, “arriva un’istantanea impietosa, che mostra come l’emergenza sia tutt’altro che finita e come sia indispensabile una proroga del blocco dei licenziamenti, affiancata dalla continuità della cassa integrazione con causale covid e delle indennità covid. Estensione da realizzare senza alcuna selettività, per tutte le aziende in difficoltà e le categorie di lavoratori e tipologie contrattuali, comprese quelle ingiustamente escluse dagli ultimi decreti e dalla Legge di bilancio 2021”.

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