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Corte di StrasburgoEccessivo formalismo della Cassazione e la Corte di Strasburgo condanna l’Italia a risarcire il danno

14 Novembre 2021
L’eccessivo formalismo della Corte di Cassazione viola l’art 6 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo e l’Italia viene condannata a risarcire il danno al ricorrente

Decisione N.55064/2021

La questione origina allorché il titolare di un negozio contesta di fronte alla Corte di Cassazione lo sfratto che gli è stato intimato nei due precedenti gradi di merito.
La Corte di legittimità però dichiara il ricorso inammissibile perché, a suo dire, nell’atto il ricorrente non indica specificamente i vizi della sentenza e neppure i documenti che lo stesso invoca per sostenere la sua tesi difensiva.
Per la Corte di Strasburgo, investita del caso,   il ricorso del ricorrente doveva essere dichiarato ammissibile.
In relazione ai documenti menzionati nell’atto e in base ai quali aveva sollevato le critiche alla sentenza di appello, il ricorrente ha trascritto dei brevi passaggi e ha richiamato anche il documento originario, che quindi era ben identificabile tra i vari atti che erano stati depositati con il ricorsoPer la Corte di Strasburgo quindi la Corte poteva comprendere l’oggetto, lo svolgimento della controversia in sede di merito e tutto quanto occorre per giungere a una decisione.
Per la Corte europea pertanto la declaratoria d’inammissibilità pronunciata dalla Cassazione ha violato i principi del giusto processo sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo.
Non è giustificabile per la Corte Europea l’eccessivo formalismo nella redazione del ricorso richiesto dalla Cassazione, perché non si concilia e non è motivato dal principio di autonomia dei ricorsi e dallo scopo finale che è quello di garantire la certezza del diritto e l’amministrazione della giustizia.
Al ricorrente quindi spetta un risarcimento del danno morale di 9.600 euro, che deve essere aumentato dall’eventuale importo dell’imposta dovuta.
L’eccessivo formalismo richiesto dalla Cassazione nella redazione dei ricorsi costa all’Italia la violazione dell’art. 6 della CEDU perché dichiarando inammissibile il ricorso dell’imprenditore gli ha negato il diritto ad adire l’autorità giudiziaria per far valere i suoi diritti.

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